Ho avuto modo di interessarmi
alle vicende e alla situazione di Villa Giglioli a Serravalle fin dai primi
momenti successivi alla semi-distruzione causata dall’incendio nella notte tra
il 31 dicembre 2008 e l’1 gennaio 2009. A distanza di nove anni, concluso
l’iter giudiziario penale e civile, occorre ora guardare alla messa in
sicurezza di ciò che è rimasto e al recupero e restauro delle parti architettoniche
e artistiche ancora presenti. Non traccio qui se non un breve excursus relativo
alla storia dei due manufatti storicamente più importanti (La Villa e
l’Oratorio), sottolineando la somma necessità di una messa in sicurezza di ciò
che resta e di un veloce recupero di quanto si è salvato dalla distruzione.
Faccio notare che la proprietà ha sempre messo a disposizione della comunità
civile e di quella religiosa spazi e edifici, credendo nel valore educativo e
turistico di un luogo tanto ricco di storia. I meriti in campo culturale degli
eredi Giglioli sono ben evidenti. Essi, infatti, fin dall’anno 2000-2001 hanno
donato l’intero patrimonio archivistico di Casa Giglioli all’Istituto di Studi
Rinascimentali: una ricchissima dotazione documentaristica che racconta gran
parte della storia della Città e del territorio. La distruzione di buona parte
della villa di Serravalle è stata, anche sotto questo punto di vista, uno
sfregio alla storia e alla cultura ferraresi. Gli eredi hanno poi collaborato per
produrre uno studio progettuale inerente il restauro funzionale della Villa.
Nell’anno accademico 2011-12, alla facoltà di architettura dell’università
degli studi di Palermo, è stata presentata la tesi redatta da Margherita
Martina Emma (Relatori: prof. Ing. C. Cucchiara, Prof.ssa Arch. L. Gargagliano,
Prof. Arch. F. Tommaselli, Prof. Arch. G.M. Ventimiglia) avente per titolo:
“PROGETTO DI RESTAURO E RIFUNZIONALIZZAZIONE DI PALAZZO GIGLIOLI”. Secondo tale
progetto andrebbero tutelati i pochi fabbricati ancora esistenti nell’area, con
l’intenzione di un recupero, restauro ed utilizzo, così da renderli accessibili
e godibili in ogni parte con l’individuazione di destinazioni d’uso compatibili
e aperte a tutti i cittadini, residenti, ospiti, visitatori, scolaresche,
anziani, diversamente abili, senza alcuna limitazione: ciò sarebbe un valido
impegno per evitare che dall'
abbandono, dal degrado, dal vandalismo e dalla
noncuranza derivi la perdita totale dell’unico vero monumento storico del
nostro territorio. Il complesso, infatti, costituito dalla Villa settecentesca,
dai fabbricati di servizio, dal grande parco, dalla Cappella gentilizia,
dovrebbe rientrare a pieno titolo fra le realtà più significative del Basso
Ferrarese sia per l’interesse storico che per quello turistico-fluviale
(Ciclabile Destra Po - Approdo fluviale di Serravalle – Insediamento La Porta
del delta).
A
metà del secolo XV quando Giglioli, e più propriamente Giacomo, vennero
investiti del titolo comitale e della contea di Serravalle, costruirono nel
luogo ove ancora oggi esiste la villa, una dimora a forma di torre. Attorno al
piccolo maniero si formò un piccolo agglomerato di capanne e tuguri, vera e
propria oasi in mezzo alle paludi, alimentate dalle continue e disastrose rotte
del fiume Po. La famiglia Giglioli – che pure mantenne il palazzo in Ferrara e
molte altre proprietà immobiliari e terriere in varie zone del Ferrarese e del
Veneto - provvide a costruire nel tempo molti fabbricati rurali e provvide
anche al rialzo delle strutture arginali per lungo tratto della sponda
serravallese del Po di Goro (anticamente detto “di Ariano”). Dopo il ritiro a
Serravalle causato dall’arrivo della dominazione pontificia, nel 1598, a
seguito della morte senza prole maschile dell’ultimo duca estense Alfonso II,
la costruzione subì varie modifiche. Ai
primi dell’Ottocento la torre venne demolita quasi per intero e ad essa si
sostituì sul lato nord la cimasa di chiaro stile neoclassico. Alle finestre ed
ai portali di ingresso furono apposti i frontini e aggiunte le scalinate. C’era
anche un piccolo colonnato che sorreggeva il balcone a nord ma esso poi
scomparve (come risultava da una pittura realizzata al piano nobile da Rosa
Giglioli ed ora andata perduta con il recente incendio). Il pittore ferrarese
Francesco Migliari decorò nel 1825 molte stanze e soffitti, altre decorazioni furono
realizzate dalla già citata Rosa Giglioli. Ultimi grandi lavori e sistemazione
di arredo si ebbero durante la vita del conte Arturo (1872-1948).
L’ORATORIO
(Storia)
Il
fabbricato si erge sul lato nord, con il portale ad ovest, e pare esistesse già
alla metà del Settecento. Prova ne sia il fatto che esso compare citato nel
libro Adriensium Episcoporum series
historico-chronologica monumenis illustrata (Padova, 1788) del Vescovo di
Adria Mons. Arnaldo Speroni degli Alvarotti. La più antica pietra tombale posta
nel pavimento dell’oratorio risale alla metà del secolo XVIII. Nel 1833 si ebbe
un radicale restauro (come ricorda una scritta dipinta sopra la porta
d’ingresso). Nell’oratorio riposano i resti mortali di Ermanno Maffei-Giglioli,
morto ventenne ed intimo di Lodovico Ticchioni (partigiano, medaglia d’oro
della Resistenza). Il conte Arturo, nel 1947, a ricordo del nipote, fece
accomodare nell’oratorio una balaustra e un altare cinquecentesco, ottimamente
intarsiato di marmi, proveniente da una villa veneta dei Grimaldi del
Terraglio. Per quanto riguarda le sepolture vale la pena ricordare che
nell’oratorio sono conservati i resti di Luigi Giglioli, figlio del conte
Gaetano, morto nel 1861, di anni, 52, graduato dei Bersaglieri del Po. L’11
ottobre 1927 il pittore ferrarese Augusto Pagliarini provvide a realizzare i
lavori di restauro decorativo all’interno dell’oratorio. Per la qualità delle
decorazioni si dirà che il Prof. Pagliarini era artista di chiara fama avendo lavorato
al restauro dei dipinti di Palazzo Bonacossi a Ferrara. Di lui si ricorda anche
la decorazione della chiesa arcipretale di San Martino a Conselice (diocesi di
Imola). Il 29 ottobre 1932 il conte Arturo concesse che la chiesetta potesse
essere officiata tutte le settimane, nella mattinata del sabato, con la santa
Messa celebrata dal Parroco-abate di Serravalle o da un suo cappellano
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